mercoledì 24 ottobre 2012

Dichiarazione per la libertà dei semi


1. Il seme è la sorgente della vita, rappresenta la necessità della vita di esprimere se stessa, di
rinnovarsi, di moltiplicarsi e di evolversi all'infinito liberamente
2. Il seme è la personificazione della biodiversità culturale. Contiene milioni di anni di
evoluzione biologica e culturale e il potenziale di un futuro millenario.
3. La libertà dei semi è un diritto originario di tutte le forme di vita ed è la base della
protezione della biodiversità.
4. La libertà dei semi è un diritto millenario di ogni agricoltore e produttore di cibo. Il diritto
degli agricoltori di conservare, scambiare, migliorare, riprodurre e vendere I semi è il cuore della
Libertà dei Semi. Quando questa libertà è rubata, gli agricoltori rimangono intrappolati
nell'indebitamento e in casi estremi si suicidano.
5. La libertà dei Semi è la base della Libertà Alimentare, visto che i semi sono il primo anello
della catena alimentare.
6. La libertà dei semi è minacciata dai brevetti, che creano monopoli sui semi e rendono
illegale la conservazione e lo scambio dei semi.
I brevetti sui semi sono eticamente ed ecologicamente ingiustificati perché i brevetti sono diritti
esclusivi concessi per un'invenzione. Un seme non è un'invenzione. La vita non è un'invenzione.
7. La libertà dei semi delle diverse culture è minacciata dalla Biopirateria e dai brevetti sulle
conoscenze indigene e sulla loro biodiversità.
8. La libertà dei semi è minacciata dai semi OGM, che stanno contaminando le nostre fattorie,
chiudendo così ogni opzione di scelta per cibi OGM free per tutti. La libertà dei semi per i contadini
è minacciata quando, dopo le contaminazioni, le multinazionali li citano in giudizio per “aver rubato
le loro proprietà”.
9. La libertà dei semi è minacciata dalla loro deliberata trasformazione da una risorsa
rinnovabile autogenerativa ad una merce brevettata non rinnovabile. Il caso più estremo di seme
non rinnovabile è la “Tecnologia Terminator” sviluppata con lo scopo di creare un seme sterile.
10. Noi ci impegniamo a difendere le libertà dei semi come libertà delle diverse specie di
evolvere; come libertà delle comunità umane di rivendicare i semi come” beni comuni”.
A tal fine,
-noi salveremo i semi, creeremo banche dei semi comunitarie e centri di documentazione sui semi,
-non riconosceremo alcuna legge che illegittimamente rende I semi proprietà privata delle
multinazionali.
-Noi fermeremo la brevettazione dei semi.
Collettivamente, dobbiamo bloccare le brevettazione dei semi. Aderisci al Movimento Globale per
la Libertà dei Semi, per fermarne il furto da parte delle multinazionali e con questo dunque, il furto
della nostra libertà e del nostro futuro.

Aderisci alla campagna di Vandana Shiva

Per contatti:
info@seedfreedom.in / vandanashiva@navdanya.net
Websites:
www.seedfreedom.in / www.navdanya.org / www.navdanyainternational.it

venerdì 12 ottobre 2012

PARLIAMO DI KAMUT: UN MITO DA SFATARE


Luci e ombre sul Kamut - o meglio, del Khorasan: un tipo di frumento che tra l'altro abbiamo anche in Italia.
"Kamut" non è il nome di un grano, ma il marchio commerciale (come "Mulino Bianco" o"McDonald's") che la società Kamut International ltd ha posto su una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti con la sigla QK-77, coltivata e venduta in regime di monopolio e famoso in tutto il mondo grazie a un'operazione di marketing senza precedenti.

C'è chi chiama questa varietà anche "grano del faraone", perchè si racconta che i suoi semi sono stati ritrovati intorno alla metà dello scorso secolo in una tomba egizia e inviati nel Montana, dove dopo migliaia di anni sono stati "risvegliati" e moltiplicati. Il marketing decisamente efficace che è alla base del successo del Kamut ha fatto leva su tre aspetti: la suggestiva leggenda del suo ritrovamento, l'attribuzione di eccezionali qualità nutrizionali e una presunta compatibilità per gli intolleranti al glutine. Parliamone. Il Frumento orientale o grano grosso o Khorasan - lo chiamiamo con il suo nome tramandato, comune e «pubblico», mentre Kamut è un nome di fantasia registrato - è una specie (Triticum turgidum subsp. turanicum) appartenente allo stesso gruppo genetico del frumento duro: presenta un culmo (fusto) alto anche 180 cm; ha la cariosside (chicco) nuda e molto lunga, più di quella di qualunque altro frumento; è originario della fascia compresa tra l'Anatolia e l'Altopiano iranico (Khorasan è il nome di una regione dell'Iran); nel corso dei secoli si è diffuso sulle sponde del Mediterraneo orientale, dove in aziende di piccola scala è sopravvissuto all'espansione del frumento duro e tenero.

L'invenzione commerciale del ritrovamento
Dunque, per trovare il Khorasan in Egitto non era (e non è) davvero necessario scomodare le tombe dei faraoni; senza contare che un tipo di Khorasan era (e, marginalmente ancora è) coltivato anche tra Lucania, Sannio e Abruzzo: è la Saragolla, da non confondere con una omonima varietà migliorata di frumento duro ottenuta da incrocio e registrata nel 2004 dalla Società Produttori Sementi di Bologna. Inoltre non bisogna dimenticare che la germinabilità del frumento decade dopo pochi decenni, per quanto ideali siano le condizioni di conservazione. Tutto questo porta a riconoscere nella storia del presunto ritrovamento del Khorasan/Kamut solo una fantasiosa invenzione commerciale, elaborata per stimolare il desiderio di qualcosa di puro, antico ed esotico. E, a onore del vero, anche la stessa K.Int. ha preso le distanze dalla leggenda che, peraltro, ormai non ha più bisogno di essere incoraggiata.

Dai dati oggi disponibili, di fonte pubblica e privata, tra gli elementi di maggiore caratterizzazione del Khorasan ci sono un elevato contenuto proteico, in generale superiore alla media dei frumenti duri e teneri, e buoni valori di beta-carotene e selenio; per le altre componenti qualitative e nutrizionali non ci sono differenze sostanziali rispetto agli altri frumenti

Glutine: non ne è né privo né povero. 
Bisogna, infine, chiarire che, come ogni frumento, il Khorasan è inadatto per l'alimentazione dei celiaci, perché contiene glutine (e non ne è né privo, né povero, come, poco responsabilmente, una certa comunicazione pubblicitaria afferma o lascia intendere) e ne contiene in misura superiore a quella dei frumenti teneri e a numerose varietà di frumento duro

Detto ciò, il Khorasan è certamente un frumento rustico, con ampia adattabilità ambientale, eccellente per la pastificazione. Come ogni frumento che non è stato sottoposto a processi di miglioramento genetico o a una pressione selettiva troppo spinta, non ha un glutine tenace e di tenore elevato, e proprio per questo motivo pare che sia più facilmente digeribile dalle persone che soffrono di lievi allergie e intolleranze, comunque non riconducibili alla celiachia: ma questo è proprio ciò che si può dire anche dei farri e delle «antiche» varietà locali di frumento duro e tenero. Se la sua coltivazione è biologica (come permette la sua rusticità e come, per i propri prodotti, assicura il disciplinare del marchio Kamut), si può dire che senz'altro è un prodotto salutare, senza però scadere in esagerazioni né in forzature incoraggiate dalla moda e dal marketing del salutismo.

Costi elevati, per il portafoglio e per il Pianeta
Restano ancora tre aspetti che gettano un'ombra sul prodotto a marchio Kamut (ma non sul Khorasan!):
il monopolio commerciale imposto dalla K.Int. su un frumento tradizionale che, come tale, dovrebbe invece essere patrimonio di tutti, e più di chiunque altro delle comunità che nel tempo lo hanno conservato e tramandato;
il costo eccessivo del prodotto finito (dall'80 al 200% in più di una pasta di comune grano duro biologico), poco giustificabile a sostanziale parità di valori qualitativi e nutrizionali, dovuto al regime di monopolio, ai costi di trasporto, ai diritti di uso e ai costi di propaganda, ma dovuto anche agli effetti di un mercato dell'eccellenza che trasforma il cibo in oggetto di lusso, di gratificazione e di distinzione, e che specula sul desiderio di rassicurazione e sul bisogno di salute;
la pesante impronta ecologica legata allo spostamento di un prodotto perlopiù coltivato dall'altra parte del Mondo che arriva sulle nostre tavole attraverso una filiera molto lunga (migliaia di chilometri), e che, solo per questo fatto, non è compatibile con la filosofia della decrescita e con l'attenzione al consumo locale, fatto se possibile a «chilometri zero».

In questi giorni (da 2 al 16 ottobre) è in atto la campagna per la LIBERTA' DI CIRCOLAZIONE DEI SEMI, perchè non è giusto che le sementi, che sono vita, ed esistono da sempre, siano brevettate come fossero invenzioni, impedendo ad agricoltori di tutto il mondo di coltivarle liberamente e conservarle.
Tutto ciò solo per fare profitto, con la conseguenza di una consistente diminuzione della biodiversità.


Proposte del GAS:
  1. Togliere i prodotti a base di kamut dai listini d'ordine del gasolo.
  2. Aderire come associazione alla campagna "Salviamo i nostri semi".
  3. Inserire nuovi prodotti a base di farro o di antiche varietà di grano.
  4. Eventualmente rifornirci di farina di tipo Khorasan da un produttore locale (vedi proposta Ruggero).

Assemblea del 9 ottobre 2012


Scarsa affluenza a questa assemblea che invece è stata ricca di contenuti all’ordine del giorno. Abbiamo cominciato con la discussione e la proposta di Marika di preparare uno stampato con i principi fondanti e le prese di posizione ufficiali del GAS sui vari argomenti finora trattati (NOTAV, Acqua Bene comune, Salviamo il paesaggio ecc..) che verrà consegnato ai soci al momento della reiscrizione o ai nuovi soci alla iscrizione per presa visione. Tale documento servirà per caratterizzare l’Associazione e  per puntualizzare quali obiettivi persegue. Verrà organizzato un gruppo di lavoro che redigerà questo documento descrivendo l’attuale DNA del gruppo che assieme allo statuto costituirà le fondamenta dell’associazione.
Con enorme piacere anche in questa occasione siamo riusciti a trovare un referente in sostituzione del dimissionario per gli ordini di arance. Un grazie a Fabio che finora  ha svolto questo compito in maniera encomiabile, impeccabile e puntigliosa e un applauso a Giovanni che si è offerto. Siamo oltre il 50 % di turnazione dei referenti nel giro di 2 anni a dimostrazione che il gruppo regge.
Claudio ha ricordato che il consiglio direttivo è in scadenza a febbraio e alcuni non intendono ricandidarsi per lasciare il posto a forze fresche e volenterose. Chi volesse dare il suo contributo da questa posizione cominci a pensarci per proporsi alle prossime votazioni.
Il 21 ottobre saremo in centro ad Asolo in occasione della manifestazione “Campagna amica” con un gazebo. Tra le varie proposte oltre ai laboratori che faremo (costruzione di cesti e laboratorio panificazione) abbiamo pensato di portare all’attenzione del pubblico che affluirà alla manifestazione la problematica delle sementi e le ultime direttive scandalose in materia, da parte della UE che favoriscono le grosse multinazionali.
Valentina ha posto all’attenzione dell’associazione gli aspetti controversi per quanto riguarda il Kamut. Questo non è altro che un grano già presente in alcune parti dell’Italia a cui una multinazionale ha dato un nominativo diverso e registrato il marchio. Questo fa sì che paghiamo le royalty a questa multinazionale e importiamo questo grano dall’estero a meno che il produttore non voglia sottostare alle regole imposte da questa società. Dal punto di vista poi nutritivo non ha niente di più di un farro e non è gluten free come spesso viene proposto. Per tali ragioni oltre al fatto di sconsigliarne l’acquisto abbiamo deciso di sospendere tutti i prodotti a base di Kamut dai listini del GAS e ci proponiamo inoltre di sensibilizzare i nostri produttori a fare altrettanto.
Successivamente abbiamo predisposto un calendario con gli argomenti o gli eventi che verranno proposti ogni 4° martedì del mese nella nostra sede. Spazieremo dai film, a corsi a discussioni sull’allevamento intensivo ecc.. Siamo pieni per tutta la stagione invernale, ma se la cosa funziona e ci sono altre proposte si possono utilizzare altre serate.
L’assemblea ha poi deciso di dare mandato a Ruggero per un nuovo fornitore di farine da affiancare al precedente per aiutarlo in un progetto di conversione dell’agricoltura locale al bio e soprattutto a ridurre la monocoltura di mais.
Abbiamo cominciato poi a discutere dei progetti per la prossima festa del GASOLO “Dire fare e scambiare” per il 2013. In piedi ci sono alcune possibilità che andranno valutate successivamente e Andrea ha esposto la possibilità di collaborare con l’associazione “magnar e laorar dna volta” per organizzare assieme qualcosa. A questa collaborazione è stato dato parere favorevole.
L’assemblea è terminata in perfetto orario con le ultime 2 proposte di Marika per l’acquisto di t-shirt da associazioni benefiche per dare un contributo sostanziale a quest’ultime, e di Michela per acquistare prodotti bio per l’agricoltura assieme ad altre associazioni.
Arrivedereci alla prossima di novembre Claudio